ANGURIA E MELONE, VIA LA RITENZIONE
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ANGURIA E MELONE, VIA LA RITENZIONE
L’anguria è un frutto tipicamente estivo, fra i più ricchi in vitamine e acqua di vegetazione.*
Contiene molti minerali, solo il sodio è presente in quantità modeste, ed è resa disponibile dalla saggezza della natura nel periodo di maggior calore, quando la traspirazione e la sudorazione provocano una perdita di acqua e di elettroliti.
E’ un efficace attivatore della diuresi, in quanto agisce attraverso un meccanismo iperglicemico, in virtù del fruttosio presente e per la grande quantità di acqua di vegetazione, nella quale c’è poco sodio e molto potassio. È povera di calorie ma ricca di vitamine e antiossidanti: con una fetta al giorno proteggi la pelle dal sole, elimini i ristagni e combatti i cali d’energia.
E’ dissetante come pochi altri, combatte la calura, al contempo depura l’organismo e reintegra vitamine e minerali.
L’ anguria ha una polpa rossa, è ricca d’acqua ed è molto zuccherina. Grazie a questo quantitativo di glucidi può sostituire, almeno in buona parte, un pasto giornaliero. L’anguria può esser proposta anche ai diabetici, con moderazione, in quanto la sua componente dolce è rappresentata soprattutto dal ciclamato di sodio, più che da fruttosio.
Ha un’azione antiossidante e antitumorale, mediata dagli antociani, dalla vitamina C e da una modesta quota di vitamina E (più nella buccia che nella polpa rossa). L’anguria si associa con facilità a quasi tutti gli altri alimenti e ha una incompatibilità di azione metabolica solo col pomodoro: insieme nello stesso pasto finiscono per inibire le rispettive funzioni nutrizionali e metaboliche.
Ottima per gli sportivi
Grazie all’elevato contenuto d’acqua (oltre il 95%), l’anguria possiede una notevole capacità dissetante e svolge una buona azione diuretica. E’ poco calorica: 100 grammi di anguria forniscono solo 16 calorie (il melone ne ha 33). Il cocomero (questo l’altro nome dell’anguria) ha anche un buon contenuto di vitamine A (betacarotene), C, B1 e B6 e di minerali come potassio e magnesio, assai utili per sconfiggere la stanchezza dovuta al caldo ed evitare, soprattutto per gli sportivi, il fastidioso fenomeno dei crampi muscolari.
Ha solo lo 0,2% di fibre, per cui non irrita l’intestino in chi ha problemi di colon irritabile o diverticoli o altre problematiche implicate con il consumo di fibra.
Questo squisito frutto è ricco di licopene, un potente antiossidante. Un recente studio fatto da alcuni scienziati dell’Università Juntendo di Tokyo, ha infatti evidenziato l’efficacia del licopene nel proteggere i polmoni di chi fuma o di chi vive in città ad alto tasso di inquinamento.
Meglio utilizzarla a pranzo, in modo da avere un aumento della diuresi nelle ore pomeridiane, non di notte. Nei pazienti con patologie renali aumenta il filtrato glomerulare e la quantità di acqua eliminata, senza impoverire l’equilibrio elettrolitico del liquido interstiziale.
L’anguria ha il vantaggio di non contenere un eccesso di fosforo, per cui nei dializzati può essere utilizzata per aumentare la residua capacità renale.
L’anguria migliora la vigilanza e lo stato di lucidità mentale nei pazienti con iperazotemia, in quanto aiuta il fegato e il rene a metabolizzare e eliminare rapidamente l’eccesso di scorie azotate dal sangue.
Vantaggiosa per chi è afflitto da epatite o intossicato da sostanze esogene o endogene (il fegato ha bisogno di zuccheri, sali e molta acqua di vegetazione), mentre non va bene per chi ha disturbi di colecisti. In questo caso si ha pesantezza digestiva, ristagno gastrico, rigurgiti acidi dopo averla consumata.
Sulla funzionalità cardiocircolatoria, l’anguria ha un effetto positivo.
La massa liquida viene eliminata dal rene in quantità superiore a quella ingerita, inoltre il fruttosio è utile al cuore, essendo uno zucchero a rapida utilizzazione per le fibre muscolari miocardiche, che si giovano anche della quantità di minerali, con poco sodio.
Un’associazione interessante è con i fagiolini: si potenzia così la riduzione dell’imbibizione organica e si stimola il metabolismo, per cui è utile nelle diete dimagranti.
Per sfruttare al meglio tutte le sue virtù curative, consiglio di consumarla come spuntino o merenda, lontano dai pasti, perché diluirebbe eccessivamente i succhi gastrici, rendendo laboriosa la digestione. Si può utilizzare, come accennavo sopra, come pasto, consumandone quantità a piacere.
La sera potrebbe dare un importante effetto diuretico la notte, per cui sconsiglio il consumo dopo cena, perché i reni hanno diritto ad un sano riposo per rigenerarsi, dopo le 18.
I semi non vanno masticati: possono irritare fastidiosamente e dolorosamente l’intestino.
Riduce l’ipertensione e migliora la vista
La citrullina contenuta in polpa, ma soprattutto nella scorza, è in grado di aumentare la quantità di arginina nell’organismo: sostanza che stimola il sistema immunitario, protegge il cervello, riduce la pressione e migliora la sessualità.
La luteina migliora il malessere come bruciore e secchezza oculare, inoltre si evitano, col caldo, gli effetti negativi dei raggi UV, riducendo anche il rischio di degenerazione maculare e cataratta.
Melone buono? Purchè sia maschio.
Anche il melone svolge un’azione dissetante, diuretica e rinfrescante. Le tisane ottenute dai semi dei frutti lasciati in infusione possiedono proprietà emollienti e sedative della tosse. Con la polpa si preparano maschere tonificanti che rendono la pelle vellutata. Ottimo per macedonie, dolci, gelati e frullati. Per la sua abbondante acqua di vegetazione e per la presenza di iodio e di zuccheri, il melone ha una notevole azione diuretica, sia per stimolazione della tiroide e attivazione pancreatica.
Se vi è una sofferenza epatica il fegato è messo in difficoltà dal beta carotene e dagli altri flavonoidi, così si trattengono i liquidi, impedendone l’eliminazione renale. Quindi se si nota una mancata attivazione di diuresi mangiando melone significa che ci potrebbe essere una insufficienza epatica asintomatica e avremmo una importante informazione.
L’adenosina presente fluidifica il sangue, favorendo la funzione renale. A dimostrazione dell’armonia con la quale la natura mette a disposizione degli esseri umani alimenti perfettamente bilanciati, il melone contiene anche una discreta quantità di vitamina K, indispensabile per i processi corretti di coagulazione del sangue. Chi avverte pesantezza gastrica e rigurgiti dopo ingestione del melone può attenuarli con un pizzico di sale che migliora gli scambi di membrana e la secrezione dei succhi gastrici, facilitandone la digeribilità: ecco perché sovente si mangia col prosciutto crudo, è molto digeribile.
Sul transito intestinale non ha effetti significativi. Nel contesto di una dieta dimagrante agevola l’eliminazione dei liquidi e aumenta il metabolismo attraverso la stimolazione tiroidea provocata dal suo iodio.
Durante la fase premestruale il melone aiuta tantissimo proprio perché fluidifica i sangue e favorisce la diuresi, inoltre facilita con i suoi zuccheri il fegato a gestire il passaggio dalla fase progestinica all’estrogenica, favorendola. In fase ovulatoria invece è meglio l’anguria, più diuretica.
Per l’azione diuretica, il melone è utile nell’oliguria, gotta e reumatismi articolari. Controindicato in chi soffre di dispepsia e nei diabetici, mentre nelle piastrinosi e per la prevenzione di infarto e ictus è molto utile per l’azione anticoagulante dell’adenosina. La presenza di betacarotene, soprattutto in quello giallo, lo rende indicato come antineoplastico.
Il melone migliore è il maschio, che si riconosce da un punto nero situato all’estremità opposta a quella del picciolo, che annusata deve profumare, grazie all’etilene prodotto dalla fermentazione.
L’ideale è comprare il melone maturo al punto giusto e consumarlo subito. Ma quando questo non è possibile, va riposto in frigorifero, dove si mantiene per 2-3 giorni, meglio se a una temperatura non eccessivamente bassa: sotto i 5 gradi infatti la polpa può rammollire, dare macchie scure e diventare indigesta.
Possiamo utilizzare il melone per uno spuntino leggero o un pasto sostitutivo: frullare un paio di fette con uno yogurt di soia, dolcificare a piacere: disseta, sazia e drena la ritenzione idrica!
*Nota sull’acqua di vegetazione: il nostro organismo, di base, è predisposto in condizioni fisiologiche, a reintegrare le sue perdite liquide a partire esclusivamente dall’acqua contenuta negli alimenti. Questa è molto diversa dall’acqua “esterna”, in quanto è stata filtrata ed elaborata da un organismo vivente, tanto da potersi definire acqua di vegetazione, paragonabile al nostro liquido interstiziale. Se osserviamo macroscopicamente l’ecosistema terrestre, è possibile riflettere sul fatto che la distribuzione dell’acqua è confinata ai mari e nei bacini idrici. In più una quota nell’atmosfera, che assumiamo attraverso la respirazione. In condizioni medie non dovremmo avere una gran sete, se ci nutriamo CORRETTAMENTE, cioè abusando letteralmente di vegetali. L’acqua di vegetazione che contengono sempre in grande percentuale è pura e priva di residuo fisso rispetto a quella di qualsiasi sorgente, in quanto è filtrata, elaborata e arricchiti di nutrienti dai processi metabolici dell’organismo vegetale.
Molte delle informazioni derivano da: IL POTERE FARMACOLOGICO DEGLI ALIMENTI ED. RED
Immagini: google immagini
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